Da Pong ad Asteroids, durante un arco temporale di circa sette anni, nei videogiochi arcade furono portate una serie di innovazioni tecnologiche che permisero di evolvere l'animazione di un blocco di pixel in qualcosa di molto più complesso, con la possibilità di implementare gameplay più coinvolgenti.
Comunque, almeno in campo videoludico, nel 1980 la grafica 3D con visuale in soggettiva sembrava ancora fantascienza. Alcuni tentativi erano stati fatti in passato con Night Driver (e i suoi illustri predecessori) in cui la visuale era si in prima persona ma la grafica 2D dava solo l'idea della tridimensionalità .
Molto più in là si spinse Larry Rosenthal con il suo Speed Freak che faceva uso di grafica vettoriale: combinando dei vettori (delle linee, quindi oggetti bidimensionali) era possibile costruire lo "scheletro di un solido" e applicando leggi matematiche in funzione della distanza e della posizione del punto di osservazione, era possibile variare il disegno risultante.
Anche il prezioso lavoro di Bruce Artwick, autore del primissimo Flight Simulator, era praticamente sconosciuto al grande pubblico e solo recentemente è stato dato il giusto riconoscimento al suo motore 3D che nel 1979 girava (non proprio fluidamente) su un Apple 2.
Ed è così che BattleZone, uscito nel novembre 1980, continua a fregiarsi del titolo di "primo gioco 3D". Il gioco fu realizzato da Ed Rotberg che partì dalle solide basi di Asteroids e sviluppò la tecnica di animazione vettoriale con l'aggiunta della terza dimensione.
Il giocatore è alla guida di un carro armato; il sistema di controllo è simile a quello usato per Tank, cioè basato su due leve che azionano i cingoli.
L'azione si svolge su una pianura dove il paesaggio è appena abbozzato: sono sparsi vari solidi geometrici come piramidi e cubi, che possono essere usati come riparo.
I carri armati avversari, più o meno veloci, appaiono in campo sempre uno alla volta e la loro posizione è visibile sul radar nella parte alta dello schermo.
Il cabinet della versione originale ha una fattura atipica in quanto è fornito di un visore (simile al periscopio si SeaWolf) che immerge il giocatore nel vivo dell'azione.
Rotberg, parallelamente a Battlezone, portò avanti lo sviluppo di Red Baron, quello che oggi potrebbe essere definito un simulatore di volo, un progetto più ambizioso in quanto era necessario gestire il moto su tre assi (poichè bisognava considerare anche l'altezza da terra); ma forse era un po' troppo complicato per essere un arcade e la sua popolarità non fu paragonabile a quella di Battlezone.
Sebbene, in retrospettiva, Battlezone appare un gioco fin troppo semplice, monotono e lento, per il sistema di gioco che ha introdotto, può essere considerato l'antesignano dei "first-person shooter".
Inoltre, era così innovativo al momento del suo debutto che l'esercito americano ne commissionò ad Atari una versione modificata (chiamata Bradley Trainer) che potesse servire come addestramento per i soldati impegnati nella guida di veicoli di terra.