La fondazione della Apple

Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne, fondano la Apple Computer il 1º aprile del 1976 quando Steve Wozniak era ancora un dipendente HP

Il progetto dell'Apple I aveva già iniziato a prendere forma attorno alla cpu MOS 6502 e la scelta di utilizzare la memoria dinamica.
Steve Wozniak continua a raccontare...

Per mettere insieme i $1000 che pensavamo ci servissero per produrre i circuiti stampati delle schede, vendetti la mia calcolatrice HP 65 per $500. Però il tizio che l’acquistò mi pagò solo la metà e non mi dette mai il resto della somma. Non ci rimasi troppo male perchè sapevo che il nuovo modello, l’HP 67, sarebbe uscita nel giro di un mese e con lo sconto riservato ai dipendenti mi sarebbe costata solo $370.
Steve vendette il suo pulmino Volkswagen per qualche altro centinaio di dollari. Pensò che poteva farne a meno e girare in bicicletta. Fu così che andò. Eravamo in affari. Che ci crediate o no, solo un paio di settimane dopo stavamo già scegliedo il nome della società.

Ricordo che ero andato a prendere Steve all’aeroporto e stavo guidando lungo la statale 85. Steve era tornato da una gita in Oregon, da un posto che lui chiamava “il meleto”. A quel tempo faceva parte di una specie di comune agricola. Steve suggerì un nome — Apple Computer. Il primo commento che mi venne in bocca fu, “come Apple Records?”
Quella era (ed è ancora) l’etichetta discografica dei Beatles. Provammo a pensare qualche nome tecnologico che suonasse bene, ma non ne trovammo nessuno. Apple sembrava il migliore, migliore di qualsiasi altro ci venisse in mente.

Steve non credeva che Apple Records potesse rappresentare un problema in quanto il loro era un business totalmente differente. Io non ne avevo idea. Così, Apple era ed Apple rimase. Subito dopo, ci incontrammo con un amico di Steve che lavorava all’Atari. Questo ragazzo ci disse che avrebbe potuto realizzare il disegno della scheda con i circuiti stampati, basati sul mio progetto originale, per circa $600. Era ciò di cui avevamo bisogno per affidare ad un’azienda la produzione in serie della scheda.

Ci incontrammo anche con un altro amico dell’Atari, Ron Wayne, che secondo Steve poteva diventare nostro socio. Ricordo che, quando lo conobbi, pensai, caspita, quest’uomo è veramente in gamba. Si mise alla macchina da scrivere e digitò tutto il nostro accordo legale per la società come fosse un notaio. Lui non era un notaio ma conosceva bene tutti i termini che si usano in quel tipo di documenti. Aveva una buona parlantina e sembrava un tipo brillante. Apparteneva a quel genere di persone che hanno sempre la risposta pronta su qualsiasi argomento. Sembrava che sapesse come fare tutte quelle cose che noi ignoravamo.
Ron giocò un ruolo fondamentale in quei primissimi giorni per la Apple — prima che la fondassimo, prima che iniziassimo a realizzare qualcosa di concreto. Egli fu a tutti gli effetti il terzo socio e si occupò di molte cose. A lui si deve il primo manuale operativo. Del resto era bravo a scrivere. Ed era bravo pure a disegnare. Anche il logo di Newton sotto l’albero di mele è opera sua. Riporta anche un verso di un poema di William Wordsworth che descrive Newton. Dice “...una mente in continuo viaggio attraverso gli strani marosi del pensiero… da solo”.
Da dove proviene la misteriosa citazione? Mi sono informato: proviene dal terzo libro del Preludio di William Wordsworth. (A Mind Forever Voyaging è anche il nome di un videogioco del 1985. Chi lo sapeva?) Il verso completo recita: The antechapel where the statue stood Of Newton with his prism and silent face, The marble index of a mind for ever Voyaging through strange seas of Thought, alone.

Alla fine Steve, Ron ed io stipulammo l’accordo societario per la fondazione della Apple. Steve aveva il 45%, io il 45% e Ron il restante 10%. Confidavamo in lui come la persona in grado di appianare qualsiasi controversia. Prima di firmare l’accordo societario, mi venne in mente una cosa e ne parlai con Steve.

Poichè ero un dipendente HP, gli dissi, visto il mio contrato, ogni cosa che avessi sviluppato apparteneva ad HP. Se Steve ne fosse sorpreso o meno, non posso dirlo. In ogni caso non dovevo preoccuparmi della sua reazione. Semplicemente credevo che fosse un mio dovere informare l’HP di ciò che avevo progettato mentre ero sotto contratto con loro. Era la cosa giusta da fare, un comportamento etico. In più, amavo veramente quell’azienda e credevo che quel mio prodotto poteva meritare la loro attenzione.

Sapevo che un uomo di nome Miles Judd, tre livelli sopra di me nell’organigramma aziendale, aveva messo insieme un gruppo di ingegneri e guidava una divisione HP a Colorado Springs che aveva sviluppato un computer desktop. Non era affatto come il nostro - era indirizzato a scienziati ed ingegneri ed era molto costoso - ma era programmabile in BASIC. Dissi al mio capo, Pete Dickinson, che avevo progettato un computer desktop dal costo molto più abbordabile, che poteva essere venduto sotto gli $800, e che era in grado di far girare il BASIC. Lui si mostrò interessato ed organizzò una riunione, così ebbi modo di parlare con Miles.

Ricordo che entrai in una grande sala conferenze per incontrare Pete, il suo capo, Ed Heinsen, e il capo di Ed, Miles. Feci le mie presentazioni e mostrai il mio progetto. “Okay”, disse Miles dopo aver riflettuto per un paio di minuti. “C’è un problema da considerare quando dici di usare una TV per l’output. Cosa succede se non si dovesse vedere bene su ogni TV? Voglio dire, sarebbe colpa di una TV RCA, di una TV Sears, o piuttosto potrebbe sembrare difettoso un prodotto HP?”
"HP riserva molta attenzione al controllo della qualità", mi disse. "Se HP non può avere il controllo su quale particolare TV sarà usata, come può essere sicura che l’utente finale avrà una buona esperienza d’uso?"
Inoltre, quella divisione non aveva le persone nè i soldi per sviluppare un progetto come il mio. Così Miles rifiutò. Ci rimasi male, ma finì lì. Ora ero libero di giocare le mie carte alla Apple ed entrare a far parte della società inseme a Steve e Ron.

Mantenni il mio impiego, ma dopo quei fatti tutti vennero a sapere che avevo una seconda attività. Ogni persona con cui lavoravo era a conoscenza di quel computer che avevamo intenzione di vendere. Nei mesi a seguire, Miles mantenne i contatti con me. Aveva esperienza dei computer programmabili in BASIC grazie alla sua divisione in Colorado, e anche se non approvò il mio progetto, disse che era intrigato dall’idea di avere una macchina così economica che poteva essere acquistata da chiunque e farci girare i propri programmi.
Mi raccontò che ci stava perdendo il sonno al solo pensiero. Ma in retrospettiva, mi accorgo che aveva ragione. Come poteva HP mettere in produzione un simile computer? Non poteva. Non somigliava neanche ad un prodotto completo e rifinito destinato a scienziati e ingegneri. Tutti sapevano che si sarebbero presto affermati computer più piccoli e più economici, ma all’epoca HP non poteva giustificare un tale prodotto. Non ancora. Anche se l’avessero accettato, scommetto che l’avrebbero realizzato male in ogni caso. Infatti quando finalmente entrarono sul mercato nel 1979, la loro macchina fu un fallimento.