30 ottobre 2008

Biocombustibili dai noccioli delle olive

Il nocciolo rappresenta circa un quarto del peso totale del frutto ed è ricco di polisaccaridi (cellulosa ed emicellulosa) che possono essere scissi in zuccheri più semplici

I noccioli delle olive possono essere convertiti in bioetanolo, indicato da molti come un possibile, anche se parziale, sostituto dei combustibili fossili e in particolare del petrolio.

Il nuovo processo di conversione chimica su scala industriale descritto dai ricercatori delle università spagnole di Jaén e di Granada sulla rivista “Journal of Chemical Technology & Biotechnology”, organo della Society of Chemical Industry's (SCI), offrirebbe così un’opportunità per rendere sfruttabili gli oltre quattro milioni di tonnellate di scarti di olive generati ogni anno in quel paese.

"Il basso costo di trasporto e di trasformazione dei noccioli di oliva li rende una fonte appetibile per la produzione di biocombustibili”, ha spiegato Sebastián Sánchez, che ha partecipato alla ricerca.

Il bioetanolo viene sempre più utilizzato, soprattutto negli Stati Uniti, per alimentare i veicoli. La sua produzione, tuttavia, è controversa quando si utilizzano come materia prima cereali o altri vegetali che possono essere destinati alla produzione alimentare. La proposta di utilizzare i noccioli delle olive segue altre soluzioni analoghe che prevedono l’utilizzazione degli scarti come già avviene per i tutoli delle parrocchie di mais.

Il nocciolo di oliva rappresenta circa un quarto del peso totale del frutto ed è ricco di polisaccaridi (cellulosa ed emicellulosa) che possono essere scissi in zuccheri più semplici, che a loro volta vengono fatti fermentare per produrre etanolo.

Il processo prevede il pretrattamento dei noccioli utilizzando acqua ad alta temperatura e ad alta pressione in un reattore in cui vengono aggiunti successivamente gli enzimi in grado di produrre gli zuccheri. Gli idrolisati ottenuti dal processo vengono
poi avviati alla fermentazione con lieviti. (fc)