oN Line System, la workstation del futuro
Il sistema connesso e interattivo di Douglas Engelbart ebbe un'influenza fondamentale nel mondo dei computer, un balzo concettuale verso l'utilizzo personale delle macchine.
Abbiamo già raccontato la storia di Douglas Engelbart, la sua idea di un computer come assistente personale derivato dal Memex di Vannevar Bush, le teorie che portarono all'Augmentation Framework, all'invenzione di un sistema interattivo e del mouse.
Questo articolo si focalizza sullo sviluppo e l'evoluzione dell'oN Line System negli anni precedenti alla "Mother of All Demos".
Verso la metà degli anni â€60, grazie ai finanziamenti concessi da Licklider e in seguito dal suo pupillo Bob Taylor, il Gruppo Aumentato di Engelbart si infoltì di nuovi elementi. Quattro studenti provenienti dall'Università di Washington, mentre prendevano il dottorato a Stanford, iniziarono a gravitare attorno al computer dello SRI e nel 1966 entrarono a far parte stabilmente dell'Augment project. Jeff Rulifson, Elton Hey, Don Andrews e Chuck Kirkley arrivarono quando la prima versione dell'NLS era ancora in fase di sviluppo.
Il rapporto con Engelbart all'inizio fu burrascoso. Quando gli veniva chiesto di programmare una routine software particolarmente difficile, se qualcuno provava a controbattere "Questa cosa non si può fare", la risposta di Engelbart era immancabilmente: "Non mi interessa, fallo e basta!"
Come leader del suo gruppo, Engelbart non alzava mai la voce ma era costantemente focalizzato sul suo obiettivo e talvolta lottava con fierezza per imporre le proprie idee e portare a compimento il progetto. La sua forza derivava dal fatto che vedeva le cose dal punto di vista dell'utente e poi sfidava i suoi programmatori ad implementare le sue idee come parti del design complessivo.
Nel 1966, un computer più potente, un CDC 3100 a 24bit, sostituì il minicomputer CDC 160A sul quale era iniziato lo sviluppo dell'Augment Project. Inizialmente il sistema era usato in modo non interattivo ma poi Jeff Rulifson interfacció un display grafico in real-time e iniziò a programmare anche un editor di testi. Nel corso dell'anno, l'Augmented Human Intellect Research Center si trasferì nei nuovi edifici dello Stanford Research Institute. Gli uffici erano arredati in modo spartano ma presto furono aggiunti dei grandi tappeti persiani che stonavano con tutto il resto.
L'Augment Group iniziò ad utilizzare dei moderni mobili per ufficio realizzati dalla Herman Miller Company. Fra questi, la "yoga workstation" era particolarmente innovativa, costituita da un basso tavolinetto pensato per alloggiare la tastiera, con spazio ai lati per il mouse e altri dispositivi; il monitor era poggiato su un supporto flessibile munito di ruote, mentre il programmatore sedeva su due comodi cuscini.
Engelbart non si preoccupa troppo dei costi esorbitanti del sistema che stava sviluppando perché sapeva che grazie ai progressi della microelettronica i costi dei componenti sarebbero scesi notevolmente. Comunque, con il proliferare di progetti commissionati dall'esercito e dalla NASA, i fondi per il centro di Engelbart erano invariabilmente a rischio e spesso condizionati alla volontà di visionari finanziatori come Taylor e Licklider.
Nel 1967 l'intero progetto era in pericolo a causa di problemi finanziari finché Bob Taylor, che era succeduto a Ivan Sutherland come direttore dell'Ufficio della Ricerca Scientifica dell'ARPA, venne di nuovo in aiuto di Engelbart. Durante questo periodo, Engelbart stava girando il paese per presentare in varie istituzioni un filmato che era stato appositamente realizzato per mostrare le enormi potenzialità dell'editing dei testi sullo schermo di un computer.
Fu invitato da Taylor a fare un intervento ad un'importante conferenza che si tenne al MIT. L'opinione diffusa al tempo era che il lavoro "importante" lo stessero facendo i ricercatori che si occupavano di intelligenza artificiale e time-sharing; l'intervento di Engelbart, invitato a prendere la parola per primo, serviva a scaldare l'ambiente. Ma quando venne proiettato il suo filmato egli stesso fu sorpreso dall'impatto che ebbe sulla platea: nessuno aveva mai visto un'interazione così veloce con un computer e inoltre, l'idea di usare un display fu un successo immediato.
Quella sera, durante una cena informale a conclusione dell'evento, Taylor avvicinò Engelbart e gli disse, "Il tuo problema, Doug, è che non pensi abbastanza in grande".
Engelbart rimase meravigliato. Stava semplicemente cercando mi mantenere a galla il suo piccolo gruppo. "Cosa vuoi fare veramente?", chiese Taylor.
"Vorrei un computer time-sharing per sviluppare il mio sistema", rispose prontamente Engelbart.
"Bene, scrivi una proposta".
L'anno seguente, Taylor staccò un assegno da $535.000 per acquistare un SDS-940 dalla Scientific Data System, la società di Max Palevsky con sede a El Segundo, California. Il computer era una macchina time-sharing frutto del lavoro del Progetto Genie, svolto nell'Università della California a Berkeley, anch'esso finanziato dall'ARPA.
Come Licklider ed Engelbart, Taylor aveva intuito le potenzialità del computer come strumento di comunicazione e aveva finanziato la progettazione di ARPAnet, la rete di computer che sarebbe poi evoluta nella Internet dei giorni nostri. ARPAnet deve le sue origini al fatto che Licklider aveva iniziato a finanziare lo sviluppo di computer interattivi in diversi centri di ricerca — al MIT, alla Systems Development Corporation a Santa Monica, e a Berkeley — e quando Taylor arrivò al Pentagono per dar seguito a quei progetti, far comunicare i computer attraverso un unico network sembrava un passaggio inevitabile.
In retrospettiva, Taylor ebbe un'influenza notevole nell'evoluzione del mondo dei computer perché non si preoccupò di trovare immediate applicazioni in ambito militare ma cercò invece di dare il massimo supporto a quelle avanguardie che a suo parere stavano portando avanti i progetti più innovativi. Durante quel periodo storico cruciale che furono gli anni â€60, fu Taylor a spingere la ricerca in una ben determinata direzione.
Quando l'SDS-940 fu installato allo SRI, Doug Engelbart fu messo finalmente in condizione di seguire la sua visione originale: un gruppo di ricercatori che condividevano un sistema computerizzato con l'idea di espandere l'intelligenza umana.
In precedenza, i minicomputer della CDC sui quali era iniziato lo sviluppo dell'Augment Project, erano sistemi di limitata interattività che potevano supportare un solo utente. Per questo motivo si fa riferimento a quest'ultimi come FLS (per oFf Line System), quando si iniziò a lavorare alla nuova versione dell'oN Line System (ONL).
Il ruolo giocato dall'NLS fu di importanza fondamentale nello sviluppo del personal computer.
Nel 1968, Doug Engelbart iniziò a "vivere nel futuro". Un grande display fu installato nel suo ufficio, tramite un sistema video che poteva gestire contemporaneamente fino a dieci monitor collegati al computer SDS-940. A causa del costo astronomicamente alto che avevano i monitor per computer negli anni â€60, gli ingegneri di Engelbart dovettero escogitare un'alternativa meno costosa per visualizzare del testo su uno schermo.
Il compromesso a cui giunsero era inelegante ma piuttosto funzionale. I ricercatori usarono una batteria di piccoli monitor da cinque pollici ad alta risoluzione; su ognuno di essi era puntata una videocamera, con lo spazio fra il monitor e la videocamera schermato, affinché il segnale video potesse arrivare chiaramente ad un display più grande, con tubo catodico più economico di tipo televisivo, che era usato come monitor da scrivania.
Era necessaria la costante presenza di un tecnico per gestire il funzionamento del sistema video, ma ciò rendeva possibile creare delle workstation personali in grado di visualizzare testo e grafica per circa cinquemila dollari, un costo relativamente basso per l'epoca. Era anche possibile condividere le stesse informazioni su più display, sperimentando le prime modalità di lavoro di gruppo al computer.
Nel nuovo NLS, ogni workstation era costituita da una tastiera per inserire i dati, affiancata da un mouse con tre pulsanti e da un keyset, un altro dispositivo con cinque tasti, simili a quelli di un pianoforte, che veniva usato sia per editare il testo che per inviare comandi al sistema. Per quelli che erano abituati ad una tastiera qwerty standard, l'uso del keyset richiedeva un po' di pratica ma permetteva di editare ad una velocità incredibilmente alta, senza la necessità di alternare la mano destra fra tastiera e mouse. Alcuni membri del gruppo perfezionarono l'arte di digitare il testo usando esclusivamente il keyset, uno dei programmatori più giovani era in grado di inserire fino a cinquanta parole al minuto.
Il sistema di Engelbart permetteva l'editing del testo, modifiche di porzioni di documento, collegamenti ipertestuali, teleconferenza, posta elettronica, visualizzazione a finestre e una consistente interfaccia utente. Oltre ad essere un pacchetto software integrato, nella più ampia visione di Engelbart, l'Augmentation Framework era concepito come parte integrante di un progetto che si sarebbe dovuto fondere con ARPAnet. La portata di questa idea andò persa fino ai primi anni â€90, quando l'industria informatica vide affermarsi sul mercato le prime applicazioni che sfruttavano la potenza di Internet.
C'era un abisso fra il lavoro svolto dal gruppo di Engelbart negli anni â€60 e la scompaginata truppa di hobbisti che dette origine all'industria del personal computer nel 1975. Nella loro ossessione di possedere un proprio computer, gli hobbisti del PC trascurarono l'aspetto fondamentale dell'idea originale: la comunicazione come parte integrante del design.
Nella seconda metà degli anni â€60, quando fu completato la maggior parte dello sviluppo del sistema NLS, Engelbart e il suo gruppo di ricercatori lavorarono in una confortevole bolla, isolati dal mondo esterno. Erano finanziati dal Pentagono ma erano fra i pochi che non stessero facendo un lavoro che dovesse contribuire direttamente alla guerra in Vietnam.
Alla fine del 1968, Bob Taylor decise che era arrivato il momento per l'Augment Group di alzare il suo profilo e di aprire le porte al mondo esterno per mostrare ciò che erano stati in grado di realizzare. Quella decisione avrebbe cambiato ogni cosa.
[..] Continua...
Questo articolo è tratto dal libro "NON à NATO IN UN GARAGE - La storia vera del personal computer".